Lui è Boyan Slat, un ragazzo olandese di ventun anni anni che ha inventato un modo per ripulire il mare dalla plastica: Ocean Clean Up.
La trovata, semplice e geniale, è stata quella di cambiare prospettiva e usare gli ostacoli del mare a proprio vantaggio.
Facciamo un passo indietro, ripercorrendo le fasi di questa storia:
A 17 anni, Boyan, studente in ingegneria ed appassionato di diving, fa un’immersione subacquea in Grecia e trova più plastica che pesci…una schiera di sacchetti che sembrano enormi e spettrali meduse, ma non lo sono. “Uno spettacolo deprimente”, afferma.
Da qui nasce il desiderio di fare qualcosa per il mare…e in fretta.
Il fattore tempo è decisivo, poiché la plastica si frantuma in pezzetti sempre più fini sotto l’azione del sole e delle onde, ma non scompare. Inoltre, alcuni di questi sono scambiati per cibo dalle creature marine ed entrano nella nostra catena alimentare.
La consapevolezza che si fa largo in Slat è che non basta l’educazione ecologica, poiché alcune persone non cambieranno: serve un’azione combinata con la ripulitura del mare dalla plastica.
Da bravo ingegnere, sa che non si può conoscere un fenomeno se non lo si misura: decide quindi di coinvolgere studiosi delle università di Delft, Utrecht e Hawaii per avere un’idea precisa del fenomeno:
Nel 2020 ci saranno 7,25 Milioni di tonnellate di plastica nel mare, la maggior parte concentrata nel Great Pacific Garbage Patch.
Fino a ieri il tempo stimato per la sua ripulitura era di 79.000 anni.
Oggi con OceanCleanUp è di 5 anni
E’ lo stesso Slat a spiegarlo sul palco di TED:
Nel mondo i rifiuti si concentrano in cinque principali correnti, che girano a vortice
“Perché spostarsi attraverso gli oceani quando gli oceani si muovo sotto di noi?”
L’idea è di usare le correnti marine per raccogliere la plastica attraverso un sistema di tubolari galleggianti ancorati a dei pesi che fluttuano ad una profondità di 600 mt.
In questo modo sono le stesse correnti a portare sulle pareti del tubolare tutta la plastica, di cui la maggior parte viaggia nella superficie del mare.
Questi tubolari lunghi 1-2 km sono collegati a delle piattaforme a forma di manta, energeticamente autonome, che oscillano in base ai moti marini, proprio come creature del mare e raccolgono la plastica.
Questo sistema è stato testato nel suo principio da Slat in Grecia nel 2014, poi nei Mari del Nord con tubolari di lunghezza di 100 mt e ora si va in scena nel Pacifico, affrontando la più grande mole di spazzatura in plastica del mondo. la Great Pacific Garbage Patch:
Il progetto è potuto crescere e concretizzarsi grazie al crowdfunding che ha raccolto più di 2 Milioni di dollari in 100 giorni nel 2014, perché come lui stesso dice: